Mia madre femminista
   
Valeria Fieramonte

 

 

Trovo che questo libro sia bellissimo. E' la storia di 50 anni di femminismo. Di una intera generazione di donne, che allora venivano anche definite 'sessantottine': di quelle di noi che, nel '68, avevano appunto 20 anni e dintorni, prese dentro l'onda di quella che sembrava l'inizio di una nuova epoca, anche se poi così non è stato. ( Marina Santini e Luciana Tavernini, Mia madre femminista. Voci da una rivoluzione che continua. Editore Il Poligrafo pp. 256, 20 euro).

Per questo il libro è in forma di narrazione: una madre che racconta a una figlia – a rischio conflitto con un femminismo che a volte le sottrae la madre impegnata altrove - che cosa è stata la lenta ma definitiva presa di coscienza di un grande numero di donne venute prima di lei.
 Come impedire che si perda la memoria di qualcosa che è stato prima di tutto un'esperienza emotiva e personale, anche se vissuta in modo collettivo? E come fare a descriverla?
 Ebbene, Marina Santini e Luciana Tavernini ci sono riuscite.
 L' importanza di partire da sé, la faticosissima doppia militanza, l'autocoscienza, la sorprendente scoperta di poter convocare un convegno nazionale da sole – e da sole, senza tutele maschili e partitiche, gestirlo e insieme fare vacanza in un bel posto (Pinarella di Cervia)...Qualcosa, l'incontrarsi e decidere assieme,  che gli uomini fanno da secoli, anzi da millenni, senza minimamente stupirsene tanto è dato per scontato che sia così,
E poi Lea Melandri e l'infamia originaria,  Luce Irigaray e questo sesso che non è uno, l'ordine simbolico della madre di Luisa Muraro, la parità e la differenza non solo sessuale, la riflessione di un rapporto spesso drammatico con le madri, la pratica dell'affidamento ma anche 'le parole per dirlo' di Marie Cardinal.
E anche la pratica dell'inconscio e il tentativo di sorellanza, la capacità di resistenza, il pensiero di una genealogia femminile, l'apertura di librerie e luoghi di aggregazione autonoma, il cominciare a pensare all'importanza dell'autonomia economica …
 I Sottosopra e il collettivo di Col di Lana a Milano, Via Dogana  e  la differenza tra autorità e potere.  Assieme a  quel cambiamento costante di sé, che esercitato fuori dai contesti in cui è nato, genera talora allarme e costernazione , persino tra  altre donne, e fa sentire troppo avanti e anche un po' isolate...
La fine di un patriarcato che non è però stato sostituito da un'autorità condivisa quanto piuttosto da una deresponsabilizzazione  e sottrazione  maschile (che probabilmente c'è sempre stata ma non in modo tanto evidente, basta pensare al fatto che Adamo ha rifiutato pesino la responsabilità della sua curiosità intellettuale, incolpandone Eva), e poi  la riflessione sulla violenza contro le donne e  sulle nuove forme di manipolazione.
 E ancora: la scoperta del proprio corpo, solo iniziata, perchè il corpo femminile è quasi sempre pensato da uomini in funzione di se stessi,  e cerca di imporre, quasi sempre riuscendoci,  modelli stranianti; il tentativo di far fare anche  ai maschi il lavoro domestico, e  di dividere i carichi aggiuntivi burocratici  e non, la liberazione dall'inutile, all'epoca, reggiseno, la minigonna e i pantaloni, il DEMAU e Carla Lonzi  e quel titolo impensabile e audace 'Sputiamo su Hegel' …
 Mentre dall'altra parte dell'oceano c'erano Valerie Solanas col suo testo SCUM, che non ho letto, anche se immagino molto bene l'effetto che questi libri provocatori devono aver fatto sull'intera comunità maschile, che ha agito in questo caso, temo, come 'un solo uomo  al di là delle differenze ideologiche'.
 Perchè leggendo il libro, mi pareva di vederli, tutti lì già pronti col bastone ( che in inglese si dice  club) e un sorriso dissimulatore genere gatto di Alice.
E poi    le foto di Kate Millet, Evelyn Fox Keller, Grace Paley che per il movimento delle donne hanno avuto importanza, come pure di altre non presenti nel libro.
 Mentre, tra le europee, grande influenza aveva avuto anche Simone De Beauvoir con il suo 'Secondo sesso', ispiratore ci comportamenti di coppia liberi e 'alternativi' e di riflessioni che possiamo tranquillamente considerare, dal nostro punto di vista,  più importanti di quelle di Sartre.
Di Simone il libro non parla, ma stimola a fare del femminismo una narrazione personale, e a far emergere anche donne non citate, ma significative per chi lo legge.  

E ancora i collettivi, il movimento delle donne, 'Speculum' e il self help,  le manifestazioni
all'insegna dello slogan 'tremate, tremate le streghe son tornate' che era più divertito e giocoso che minaccioso ( salvo scoprire in seguito che gli stregoni erano sempre loro e che prendevano troppo sul serio la minaccia...)
 Non sapevo che il gesto delle mani a triangolo fosse stato ideato da una italiana, Giovanna Pala, (la foto di copertina è davvero molto significativa), ma ricordo le gonne lunghe e gli zoccoli, l' inconsapevolezza giovane  della propria capacità di seduzione e la coscienza di sfruttata, l'idea di un salario al lavoro domestico e le polemiche di chi non voleva restare confinata nelle cucine e nei letti.
   E mi sono ricordata anche di ' Voglio tornare a casa' libro di successo di una donna in carriera stanca e demotivata, che poteva permettersi di scegliere di non lavorare più in un sistema  alienante. .
   Ho ritrovato l'emozione fortissima legata alla vicenda di  Franca Viola e del suo rifiuto del cosiddetto ' matrimonio riparatore', una barbarica usanza siciliana, almeno per me, figlia di partigiani e nipote di anarcocomunisti, lontanissima già allora da tale mentalità, data invece per scontata  dal sistema con mio grandissino stupore.
  E soprattutto le conquiste politiche: perchè non c'è dubbio che gli anni '60-'70 sono stati anni di grandi conquiste civili e di diritti del lavoro coartati in seguito dall'automazione, dall'informatica, dai petrodollari, dalla mondializzazione finanziaria e dalla cosiddetta 'rivoluzione liberale' (come sembra lontano quel tempo, quasi solo ormai ricordato  per quelle brigate rosse collaterali al potere!).
  A proposito, penso che l'unico punto debole del libro sia la sottovalutazione, secondo me, dell'importanza   di quel totale cambiamento energetico necessario alla sopravvivenza del mondo che viene costantemente ignorato a causa di  interessi solo economici, e economicamente pilotati,  e di figure come quella di Naomi Klein, una leader di forte pensiero, anche se non  strettamente femminista, senza dubbio meno attrezzata, 'scientificamente' parlando, di pensatrici come Laura Conti, anch'essa tuttavia non 'strettamente' femminista... donne ancora oggi prive di una collocazione nel campo del politically correct? Non lo so, ma andrebbe molto discusso.
  
   Dunque per tornare alle conquiste politiche: nel '71 ci fu la depenalizzazione della vendita dei contraccettivi, osteggiata dalla Chiesa.
   Nel '75 la riforma del diritto di famiglia:  fu abolita la figura del capofamiglia, donne e uomini hanno avuto riconosciuta sulla carta, e solo quella, eguali diritti e doveri, l'adulterio femminile non è più stato considerato reato ( quello maschile non lo era mai stato, anzi era una specie di vanto).
  Infine, il 22 maggio '78, la legge 194 sulla legalizzazione dell'aborto.
 La più minacciata , proprio ora che stiamo avviandoci a diventare 9 miliardi, perchè per quella che sembra la maggioranza degli uomini il controllo delle nascite non sta nella libera scelta delle donne se avere un figlio o no, basta vedere le masse di violentate che arrivano dal sud del mondo, ma sta  nel controllo differito attraverso i massacri delle guerre, mentre continua la  gara a chi fa più figli come conferma di una sessualità precaria e di una forma di potere molto diciamo così ancestrale...
 La lettura di questo libro ha scatenato in me un vero tumulto emotivo e ritrovare la mia storia in forma corale e collettiva mi ha restituito un senso di importanza e di stupore per la complessità del percorso condiviso, con un retrogusto di amaro non poi così difficile da spiegare.
   


 
 
 2- aprile- 2016